Una vocina insistente che sussurra "hai sbagliato", "non hai fatto abbastanza", "è colpa tua", anche quando la ragione fatica a trovarne il motivo... Questo è il mondo sfuggente e spesso doloroso del senso di colpa, un’emozione tanto comune quanto fraintesa, capace di erodere la nostra gioia e la libertà di essere pienamente noi stessi.
Molti di noi lo conoscono fin troppo bene: quel disagio che ci impedisce di goderci un momento di piacere, quella tensione che ci fa sentire costantemente "in difetto" o "in debito" con qualcuno o qualcosa, senza magari riuscire a identificarne chiaramente l'origine. È un giudice interiore severo, ereditato da un passato che spesso non ricordiamo consapevolmente, ma che continua a proiettare la sua ombra sul nostro presente.
Il senso di colpa, ci insegna Alexander Lowen, è intrinsecamente incompatibile con il benessere e la gioia. Se mentiamo a noi stessi o tradiamo i nostri sentimenti più veri, è naturale sentirsi in colpa, perché ci allontaniamo dalla nostra essenza. Ma cosa succede quando questo sentire diventa cronico, pervasivo, alimentato da imperativi irrealistici o da vecchie ferite non guarite? Cosa succede quando la colpa smette di essere un segnale etico e si trasforma in una prigione emotiva?
Le Diverse Maschere della Colpa: Riconoscerne l'Origine
Non tutta la colpa è uguale. Comprenderne le diverse sfumature è il primo passo per iniziare a gestirla in modo più costruttivo:
Colpa Reale: Nasce da un'azione concreta, da una trasgressione effettiva di un nostro valore fondamentale o da un danno reale arrecato ad altri. In questo caso, la colpa può essere un motore per la riparazione, il perdono e l'apprendimento.
Colpa Nevrotica: È la più insidiosa. Emana da trasgressioni immaginarie, da reazioni sproporzionate a errori minimi, o da un costante senso di "cattiveria" interiore. Spesso è il frutto di messaggi genitoriali o sociali interiorizzati in modo rigido ("devi essere perfetto", "non devi mai deludere"). Paradossalmente, più ci si sforza di obbedire a questi comandi interiori, più il senso di colpa può acuirsi, in un circolo vizioso che autoalimenta l'autocritica.
Colpa Esistenziale: Questa è una trasgressione contro il nostro sé più profondo, il rammarico per una vita non vissuta pienamente, per talenti inespressi, per scelte non allineate con la nostra verità interiore. È la percezione dolorosa della distanza tra ciò che siamo e ciò che sentiamo di poter essere.
Spesso, nella vita quotidiana, queste forme si intrecciano, rendendo difficile distinguere la voce di una coscienza sana da quella di un Super-io ipercritico.
Le Radici Nascoste: Quando il Corpo Porta il Fardello della Colpa?
Come per la rabbia, anche il senso di colpa ha radici profonde che affondano nelle prime esperienze relazionali. Se da bambini i nostri segnali di bisogno affettivo sono stati ignorati, rifiutati, o accolti con incoerenza, abbiamo potuto imparare a inibire le nostre emozioni per paura, sentendoci "sbagliati" nel nostro stesso desiderare. In famiglie dove l'espressione emotiva era limitata, o dove l'amore sembrava condizionato alla "bravura" e alla performance, il bambino può aver costruito un'immagine di sé basata sul "dover essere", sviluppando un profondo timore del fallimento e, di conseguenza, un terreno fertile per il senso di colpa cronico.
A volte, per "salvare" l'immagine dei genitori, il bambino può arrivare a colpevolizzare sé stesso per le dinamiche familiari disfunzionali, interiorizzando un senso di "cattiveria" pur di non vedere i propri caregiver come inadeguati.
E il corpo? Il corpo non dimentica. Alexander Lowen ci ricorda che la tensione muscolare cronica può essere anche la manifestazione fisica della colpa. Quegli ordini dell'ego contro certi sentimenti ("non devi essere arrabbiato", "non devi desiderare", "non devi sentire piacere") si traducono in rigidità che bloccano il libero fluire delle sensazioni e delle emozioni.
Spalle Curve e Peso sul Cuore: Quella sensazione di portare un fardello invisibile può essere la colpa che si manifesta fisicamente, chiudendo il torace, limitando l'espansione del respiro e la capacità di accogliere la gioia.
Tensione alla Gola e al Diaframma: La difficoltà a esprimere i propri bisogni o a "mandar giù" bocconi amari di critica o auto-recriminazione può tradursi in un nodo alla gola o in una contrazione del diaframma, come se non ci si permettesse di respirare la vita a pieni polmoni per paura di "sbagliare" o di "non meritare".
Rigidità nella Mascella e nel Collo: Trattenere parole, reprimere proteste o ingoiare giudizi può creare tensioni croniche in queste aree, simboli di un controllo eccessivo e della paura di lasciarsi andare.
"Sentirsi a Disagio nel Proprio Corpo": È forse la manifestazione più profonda. Il senso di colpa può farci sentire estranei a noi stessi, come se non avessimo il diritto di abitare pienamente il nostro corpo, di godere delle sue sensazioni, di essere liberi nei nostri movimenti. C'è un "censore" interno, dice Lowen, che monitora ogni espressione, e questa vigilanza si traduce in una corazza fisica.
Se il senso di colpa cronico è una prigione, è anche vero che contiene il seme della sua stessa liberazione. Non si tratta di eliminare la capacità di sentire la colpa – che, nella sua forma sana, è una bussola etica – ma di smascherare le sue forme nevrotiche e di trasformare il giudice interiore in un alleato più saggio e compassionevole. Ecco alcuni spunti per iniziare questo viaggio:
L'Ascolto del "Giudice Interiore": Prendi un momento per osservare quando e come si attiva quella voce critica dentro di te. Che parole usa? Che tono ha? Riconosci questa voce? Appartiene davvero a te, alla tua saggezza adulta, o riecheggia messaggi del passato, magari di figure genitoriali o insegnanti? Annotare questi "dialoghi interiori" può aiutare a prendere le distanze e a vederli con più chiarezza.
La Verifica di "Realtà": Quando ti senti in colpa, fermati e chiediti con onestà:
Ho realmente e oggettivamente danneggiato qualcuno o tradito un mio valore fondamentale e autentico? (Colpa Reale)
Sto reagendo a un ideale di perfezione irraggiungibile o a una paura antica di deludere, anche se non c'è una "colpa" concreta? (Colpa Nevrotica)
Questo senso di disagio riguarda una scelta che mi allontana da ciò che sento veramente importante per la mia crescita e felicità? (Colpa Esistenziale)
Distinguere queste sfumature è il primo passo per rispondere in modo appropriato, invece di affogare in un vago malessere.
Un Piccolo Atto di "Permesso" Gentile: Il senso di colpa spesso ci impedisce di concederci ciò di cui abbiamo bisogno o che ci darebbe gioia. Prova a identificare una piccola cosa che solitamente ti neghi per un sottile (o meno sottile) senso di colpa (un momento di vero riposo, un piccolo piacere, l'espressione di un bisogno semplice e legittimo). Conceditela consapevolmente. Osserva le resistenze interne che emergono, la vocina che protesta ("non te lo meriti", "dovresti fare altro"), e nota come ti senti dopo esserti dato/a questo piccolo permesso. È un modo per iniziare a rinegoziare i vecchi patti interiori.
Respirare "Nonostante" la Colpa – Il Corpo Come Alleato: Quando il senso di colpa stringe il petto o lo stomaco, la tendenza è quella di contrarsi ulteriormente, di trattenere il respiro. Prova invece a fare il contrario. Porta la tua attenzione al respiro, senza forzarlo, e immagina di creare un po' di spazio dentro di te, proprio lì dove senti la morsa. Permetti al respiro di entrare e uscire, anche se la sensazione di colpa è presente. Il grounding, sentire i piedi ben piantati a terra, ti aiuterà a non essere spazzato via dall'emozione. La bioenergetica ci insegna che lavorare con il corpo – attraverso il respiro, il movimento, l'espressione vocale (come il potente "No!" di cui parla Lowen, capace di rompere la sottomissione indotta dalla colpa) – è una via maestra per sciogliere le tensioni fisiche che mantengono viva la colpa a livello emotivo.
Nelle classi di bioenergetica e mindfulness che conduco ogni giovedì a Modena, lavoriamo sulla percezione del grounding e sulla nostra capacità di tenere saldi i nostri confini. Questa esperienza è estremamente liberatoria e alleggerisce la voce critica.
Verso una Responsabilità Autentica
Trasformare il senso di colpa significa evolvere da un'autocritica sterile e paralizzante a una responsabilità autentica verso sé stessi e gli altri. Significa imparare a perdonarsi per gli errori passati, riconoscendo che ogni esperienza può essere un'opportunità di crescita, e a fare scelte presenti più allineate con i nostri valori più profondi e con il nostro diritto innato alla gioia e al benessere.
Se senti che il peso della colpa è molto gravoso da portare ricordati che un percorso guidato può aiutarti a dissotterrare le radici di questo sentire, a liberare l'energia vitale imprigionata nelle tensioni corporee e a riscoprire la leggerezza di essere chi sei veramente, senza il fardello di un giudice interiore troppo severo.
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