Perché è così difficile lasciare andare? Quello che ho imparato dal corpo..

26/05/2025

Autore:

Perché è così difficile lasciare andare: quello che ho imparato dal corpo

Ieri, durante una sessione con una cliente, mi è capitato qualcosa che succede spesso nel mio lavoro. Stavo guidando Chiara (nome di fantasia) in un semplice esercizio di respirazione, quando all'improvviso le è scesa una lacrima. Niente di eclatante, solo una singola lacrima silenziosa seguita da un profondo sospiro.

"Mi sento più leggera", ha detto con sorpresa. "Come se avessi posato una valigia che portavo da tempo."

È in momenti come questo che mi ricordo perché amo il mio lavoro. Non servono grandi catarsi o drammatiche liberazioni emotive. A volte il rilascio è silenzioso, quasi invisibile. Ed è potente proprio perché sottile.

Resistenza intelligente

Nei miei anni di pratica bioenergetica, ho notato una cosa curiosa: tutti vogliamo liberarci delle tensioni, ma quando arriva il momento di farlo, il corpo spesso resiste. Non è un errore o un fallimento. È intelligenza pura.

Pensa a questo: se il tuo corpo ha tenuto le spalle alzate per vent'anni, non è perché è "sbagliato". Lo ha fatto per proteggerti, per tenerti al sicuro, forse per farti apparire un po' più forte quando ti sentivi vulnerabile.

La settimana scorsa, mentre guidavo un gruppo, ho condiviso questa riflessione: "Il vostro corpo non si aggrappa alla tensione per nuocere. Lo fa invece per saggezza, perché quella tensione ha un significato, racconta una storia, e soprattutto ha svolto una funzione importante."

Questo cambia tutto. Non stiamo più cercando di "correggere" un corpo difettoso, ma di dialogare con un corpo saggio che ha fatto del suo meglio con le risorse disponibili.

I segnali silenziosi

Quello che i manuali non ti dicono è che il rilascio raramente arriva con fuochi d'artificio. I segnali sono discreti, facili da perdere se non sai cosa cercare:

  • Uno sbadiglio improvviso durante un esercizio intenso
  • Un formicolio momentaneo alle mani
  • Un calore inaspettato in una zona specifica del corpo
  • Un respiro che improvvisamente diventa più profondo
  • Una risata che emerge dal nulla

Giovedì scorso, durante una classe, ho osservato una partecipante che ha improvvisamente iniziato a muovere le dita dei piedi, come se stesse suonando un pianoforte invisibile. Quando l'ho fatto notare, è rimasta sorpresa - non era consapevole di quel movimento. Era il suo corpo che stava rinegoziando il rapporto con il terreno, riprendendo mobilità.

La mappa personale delle tensioni

Una delle cose che continua a stupirmi è quanto siano uniche le nostre tensioni. Per anni ci hanno detto che "la rabbia si accumula nelle spalle" o "la paura si blocca nello stomaco". È una semplificazione che non rende giustizia alla complessità del corpo.

Ho visto persone con storie di vita simili sviluppare pattern di tensione completamente diversi. E persone con tensioni simili che raccontano storie molto diverse.

Mi ricordo di due sorelle, cresciute nella stessa casa, con lo stesso bagaglio familiare. Una portava tutta la sua tensione nelle spalle e nel collo, l'altra nelle gambe e nei piedi. Due risposte completamente diverse alla stessa situazione.

Questo mi ha insegnato a essere umile davanti al corpo. Non posso presumere di sapere a priori cosa significhi una tensione solo dalla sua localizzazione. Devo ascoltare, osservare, fare domande. E soprattutto, devo rispettare la storia unica che ogni corpo porta con sé.

L'arte di non fare

Paradossalmente, uno dei modi più efficaci per facilitare il rilascio è... non fare nulla. O meglio, creare le condizioni e poi permettere che accada, senza forzare.

Ho scoperto con l'esperienza nella conduzione di classi di Bioenergetica,  il potere del "non fare". Di creare uno spazio sicuro, offrire alcuni strumenti, e poi fidarmi dell'intelligenza naturale del corpo.

Un esempio concreto: invece di dire "rilassa le spalle", provo a chiedere "sei curiosa o curioso di scoprire cosa succederebbe se permettessi alle tue spalle di trovare una posizione che sentono comoda?". La differenza sembra sottile, ma l'impatto è enorme.

Tre pratiche semplici che uso ogni giorno

Nel corso degli anni, ho raccolto una piccola collezione di pratiche che uso sia per me stessa che con i miei clienti. Non sono complicate, ma sono sorprendentemente efficaci:

1. La pausa consapevole
Scegli un momento della giornata per fare una pausa di 30 secondi. Non devi fare niente di speciale. Solo fermarti e notare: come sei seduta? Dove senti tensione? C'è una parte del corpo che sta cercando di dirti qualcosa? Non cercare di cambiare nulla, solo osserva. Faccio questa pratica prima di ogni pasto e mi aiuta a resettare.

2. La domanda gentile
Quando noti una tensione, invece di cercare subito di eliminarla, prova a chiederle: "A cosa stai servendo? Di cosa hai bisogno per sentirti al sicuro?". Può sembrare strano parlare con una parte del tuo corpo, ma prova. Ti sorprenderanno le risposte che emergono.

3. Il movimento minimo
Scegli una parte del corpo tesa e fai il movimento più piccolo possibile. Così piccolo che nessuno potrebbe notarlo. E poi ancora più piccolo. Questa micro-mobilità può aggirare le resistenze e creare aperture sorprendenti. L'ho scoperto per caso e ora è uno dei miei strumenti preferiti.

Un invito alla gentilezza

Se c'è una cosa che ho imparato in tutti questi anni di lavoro con il corpo, è che il rilascio non può essere forzato. Arriva quando c'è sicurezza, quando c'è rispetto, quando c'è pazienza.

Il prossimo solstizio, mentre la luce raggiunge il suo massimo splendore, ti invito a portare quella stessa luce al tuo corpo. Non come un faro abbagliante che pretende cambiamenti immediati, ma come una candela gentile che illumina con rispetto.

Prova a vedere le tue tensioni non come nemici da sconfiggere, ma come parti di te che hanno fatto del loro meglio e che ora, forse, sono pronte per una nuova fase. Offriti la stessa gentilezza che offriresti a un amico caro.

E se vuoi esplorare tutto questo in uno spazio sicuro e guidato, ti aspetto alle nostre classi del giovedì  a Modena ore 20:00-21:00. Come sempre, la prima prova è gratuita.

Contatti: dott.ssa Giorgia Marchesi, tel 3473892972, mail giorgia_marchesi@hotmail.com, Instagram giorgiamarchesi_oltresalute