Autore: DOTT.SSA GIORGIA MARCHESI
Ti svegli alle tre di notte. Ancora. La mente ha già iniziato a fare l'inventario: tutti i treni che hai perso, tutte le strade che non hai imboccato, tutte le versioni di te che non sei diventata.
"Avrei dovuto." "Se solo avessi." "Ormai è troppo tardi."
Il disco rotto del rimpianto.
A trent'anni pensavi di avere tutto il tempo del mondo. A quaranta quel tempo si è ridotto considerevolmente. A cinquanta conti gli anni che ti restano, non più quelli che hai vissuto. E il tempo, che una volta sembrava infinito, adesso ti guarda come un giudice severo che ti presenta il conto.
Il rimpianto ha un peso. Lo vedo ogni giorno nel mio lavoro: spalle curve, respiri trattenuti, mascelle serrate. È un carico che portiamo nel corpo prima ancora che nella mente.
Alexander Lowen, fondatore dell'analisi bioenergetica, sosteneva che le tensioni muscolari croniche sono la memoria fisica delle nostre emozioni non elaborate. Più invecchiamo, più quel carico sembra diventare insopportabile.
Il paradosso? Il rimpianto parla del passato ma il danno vero lo fa nel presente. Ti ruba l'oggi mentre ti fa piangere lo ieri.
A venticinque anni dovresti aver trovato la tua strada. A trenta essere in una relazione stabile. A trentacinque, se sei donna, aver già pensato ai figli. A quaranta essere realizzata. A cinquanta aver esaurito il tuo margine di manovra.
Chi ha scritto queste regole?
Durante una sessione di bioenergetica, una donna di quarantasette anni mi ha detto: "La mia vita è un compito in classe consegnato in bianco."
Le ho chiesto di respirare e sentire il suo corpo. "Cosa senti?"
"Una stretta al petto. Qualcosa che preme e non riesce a uscire."
Quella stretta era rabbia. Rabbia verso se stessa per non essere diventata chi pensava di dover essere. E sotto, ancora più in fondo, un dolore antico: sentirsi inadeguata di fronte a standard che non aveva nemmeno scelto.
Qui sta il punto: passiamo la vita a cercare di corrispondere a un'immagine che qualcun altro ha disegnato per noi. E quando ci rendiamo conto che non ci siamo riusciti, ci sentiamo falliti. Ma chi ha detto che quell'immagine fosse la nostra?
Apri i social. La tua ex compagna di università ha pubblicato il terzo libro. Un'amica posta foto della famiglia perfetta. Il collega ha ottenuto la promozione che tu non hai nemmeno avuto il coraggio di chiedere.
Vediamo la vita degli altri attraverso un filtro che seleziona solo i successi. E confrontiamo tutto questo con il nostro dietro le quinte: le mattine difficili, le paure notturne, i fallimenti che non raccontiamo.
L'antropologo Gregory Bateson chiamava "doppio legame" quella situazione in cui ricevi messaggi contraddittori che ti paralizzano. La società contemporanea è maestra in questo: sii te stessa, ma solo se sei di successo. Segui i tuoi sogni, ma verrai giudicata se non portano risultati. L'età non conta, ma dopo i quaranta sei invisibile.
Nel lavoro con la bioenergetica ho capito che il tempo vive nel corpo. Si sedimenta nelle tensioni muscolari, si nasconde nei respiri superficiali, si cristallizza nelle posture.
Una donna che si sente "in ritardo" ha le spalle ricurve, come se portasse un peso troppo grande. Le mani serrate, aggrappate a qualcosa che non può più trattenere. Il respiro corto, come se non si permettesse di occupare lo spazio che le spetta.
Dopo un esercizio di grounding, una partecipante mi ha detto: "Per la prima volta in anni, mi sono sentita qui. Proprio qui, con i piedi a terra."
Fare pace con il tempo significa tornare al corpo, al presente, al respiro. Smettere di abitare un passato che non esiste più o un futuro che non è ancora arrivato.
I rimpianti ci parlano dei nostri valori, dei desideri autentici, di chi avremmo voluto essere. Lo psichiatra Irvin Yalom ha dimostrato che confrontarsi con i propri rimpianti può essere liberatorio.
Il problema nasce quando il rimpianto diventa una casa invece che un segnale.
Prova questo: pensa a uno dei tuoi rimpianti più grandi. Resta lì un momento.
Ora chiediti: cosa mi dice questo rimpianto su ciò che è davvero importante per me? Come posso onorare quel valore oggi?
Il tuo rimpianto è non aver viaggiato abbastanza da giovane? Il valore sottostante potrebbe essere libertà, esplorazione, coraggio. Come incarni oggi quello stesso valore? Può essere provare qualcosa che ti spaventa, dire sì a un'esperienza nuova, permetterti di sbagliare.
Il rimpianto diventa bussola quando orienta il presente, non quando ti incatena al passato.
L'idea del "ricominciare da capo" è seducente ma pericolosa.
La verità è questa: esiste solo questa occasione, qui, ora, con tutto quello che hai vissuto, con tutto quello che sei diventata.
Carl Jung parlava del processo di "individuazione" che si intensifica nella seconda metà della vita: andare più in profondità in chi sei davvero, non tornare indietro.
A quarantacinque anni hai la tua esperienza, la tua consapevolezza, le cicatrici che ti hanno resa più forte. Hai imparato a riconoscere le relazioni tossiche. Sai quali battaglie combattere e quali lasciare andare. Dici no senza sentirti in colpa. Conosci il sapore dell'autenticità e quanto poco ti interessa l'approvazione degli altri.
Questo non lo avevi a venticinque anni. E vale più di qualsiasi sogno non realizzato.
Viviamo in una cultura che vuole primavera tutto l'anno. Sempre nuovi inizi, sempre crescita, sempre espansione.
Lo psicologo Daniel Levinson ha dimostrato che ogni stagione esistenziale ha compiti specifici. La mezza età è una transizione verso una diversa forma di pienezza.
L'autunno ha i suoi colori, la sua profondità, la sua preparazione al riposo. Quando arriva il tempo del raccogliere invece che del piantare, noi lo viviamo come fallimento. Ma ogni stagione ha la sua necessità.
Forse sei in una fase in cui il tempo del seminare frenetico è finito. È tempo di raccogliere, assaporare, digerire quello che hai seminato. La tua vita sta cambiando forma, non finendo.
Il respiro del presente. Metti una mano sul petto e l'altra sulla pancia. Respira profondamente. A ogni inspiro: "sono qui". A ogni espiro: "proprio ora". Tre minuti. Semplice, efficace.
Il diario del presente possibile. Scrivi ciò che puoi fare oggi. Una piccola azione concreta che onora chi sei adesso. Non domani. Oggi.
Lo sguardo gentile. Guardati allo specchio. Guarda i segni del tempo. Invece di criticare, dì: "Questo corpo mi ha portata fin qui. Ha resistito, sopportato, vissuto. Grazie."
Lasciar andare. Visualizza uno zaino con tutti i "avrei dovuto", i rimpianti, le versioni di te non realizzate. Tirali fuori uno per uno. Guardali. Poi lascia che scivolino via dalla mano aperta.
Più invecchi, più puoi diventare libera. Dal bisogno di piacere a tutti. Dall'ossessione di essere perfetta. Dal dover dimostrare qualcosa. Dalle aspettative portate come una corazza per decenni.
Una cliente di cinquantadue anni, dopo mesi di lavoro, mi ha raccontato di essere andata a una festa e di essersi messa a ballare senza preoccuparsi di chi guardasse.
"Sa cosa ho pensato? Chi se ne importa. Ho cinquantadue anni e voglio ballare. Fine."
È tornata a casa più leggera di quanto fosse stata in dieci anni.
Questa libertà arriva quando smetti di combattere con il tempo. Quando accetti che alcune porte si sono chiuse ma altre si stanno aprendo. Quando capisci che il tempo davanti è il tuo tempo. Quello che puoi vivere, non quello che avresti dovuto vivere.
Viktor Frankl, sopravvissuto ai campi di concentramento e fondatore della logoterapia, scrisse che la domanda vera non è "cosa mi aspetto dalla vita" ma "cosa la vita si aspetta da me".
In ogni momento, anche quando sembra troppo tardi, c'è qualcosa che solo tu puoi fare, qualcosa che solo la tua vita può esprimere.
Questo momento, esattamente questo, è l'unico su cui hai potere. Il passato è andato, il futuro non è arrivato. Quello che hai è questo respiro, questa giornata, questa scelta.
Il tempo continuerà a passare. L'unica domanda vera è: come vuoi abitarlo?
Desideri esplorare più a fondo il tuo mondo emotivo e fare pace con il tempo che hai?
La Dott.ssa Giorgia Marchesi è una professionista nella crescita personale e spirituale. Conduttrice di classi di bioenergetica, insegnante di meditazione e mindfulness, counselor somatico e bioenergetico, costellatrice familiare e spirituale, e guaritrice spirituale, Giorgia ti accompagna con sensibilità e competenza in un percorso di profonda trasformazione e riscoperta di te stessa e delle tue relazioni.
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