Il Potere di una Pausa: Perché Fermarsi è il Nuovo Andare Avanti

30/10/2025

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A volte, la vita sembra un nastro senza fine, dove cammini e cammini, eppure ti ritrovi sempre nello stesso punto, come su un percorso circolare che illude il movimento continuo.

Corriamo, rispondiamo, produciamo, sempre in avanti, eppure, dentro di noi, una parte si sente intrappolata in un ciclo incessante di impegni e aspettative.

La sensazione che le ore sfilino via in un turbine indistinto è quasi universale oggi, un sintomo di una società che valorizza la presenza costante, la performance ininterrotta, fin quasi a definire il nostro valore dalla nostra capacità di non fermarci mai.

È un'eco profonda di un'ansia collettiva, un fenomeno che psicologicamente possiamo leggere come una disconnessione dal nostro ritmo biologico, quasi una 'desincronizzazione' rispetto all'ambiente circostante, così come la fisica quantistica ci suggerisce che anche l'osservatore altera l'osservato: la nostra frenesia altera la nostra percezione del tempo stesso.

Eppure, in questa rincorsa, perdiamo l'eco delle piccole gioie, il sapore autentico di un istante, la semplice bellezza di un respiro lento e pieno. Il corpo, questo meraviglioso e antico navigatore, non mente mai. Inizia a parlarci con una tensione che si annida nelle spalle, con un respiro che si fa corto, con notti in cui il sonno è un miraggio, con pensieri che si rincorrono senza tregua anche quando vorremmo solo silenzio.

Siamo maestri nell'ignorare questi segnali, nel convincerci che 'non c'è tempo' per accoglierli, per fermarsi davvero. E in questa incessante spinta in avanti, il piacere delle piccole cose, la leggerezza, la riscoperta del sé, svaniscono, come immagini sbiadite in un vecchio film.

La verità scomoda è questa: a volte, l'azione più produttiva è proprio non fare nulla.

Fermarsi non è un lusso, né tantomeno un segno di debolezza o pigrizia. È una strategia.

È un atto di cura, una scelta deliberata per nutrire la nostra energia più profonda.

Pensaci un attimo: un atleta sa che senza il riposo, il muscolo non cresce. Un artista sa che l'ispirazione non nasce dalla frenesia, ma da momenti di calma, di vuoto creativo. E noi, nella nostra vita di tutti i giorni, perché dovremmo essere diversi?


Una pausa, anche breve, ha il potere di resettare il sistema. Non parliamo di un'ora passata sui social (che spesso alimenta la fretta, anziché spegnerla), ma di un momento in cui l'attenzione torna a te. Può essere un respiro profondo e consapevole prima di aprire la porta di casa, un minuto passato a guardare le nuvole dal finestrino del treno, l'abitudine di chiudere gli occhi per 30 secondi prima di rispondere a un'email impegnativa. Sono gesti minimi, ma hanno un impatto enorme sulla capacità del nostro sistema nervoso di autoregolarsi, di uscire dalla modalità "allarme" e tornare a un ritmo più umano.

Quando ci permettiamo di fermarci, anche solo per un istante, apriamo una finestra. Permettiamo all'aria fresca di entrare, ai pensieri di depositarsi, alle emozioni di trovare il loro spazio senza travolgerci. È in questi micro-spazi che la mente trova chiarezza, il corpo scioglie le tensioni, e l'anima si riconnette con quel senso di leggerezza e meraviglia che pensavamo di aver smarrito. Non dobbiamo aspettare di crollare per prenderci cura di noi. Possiamo imparare a costruire queste "oasi" nel quotidiano, piccoli rifugi dove la fretta non può entrare.

È come potare un albero: sembra di togliere, ma in realtà si dà forza alla pianta per crescere meglio, più robusta, con frutti più ricchi. Fermarsi è potare le foglie secche della frenesia per permettere ai rami vitali della nostra essenza di fiorire. Ed è proprio da questi momenti di apparente inattività che nasce la vera forza per "andare avanti" con più chiarezza, più presenza e una gioia inaspettata per le piccole, preziose cose della vita.


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